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    Luigi Pirandello, "L'umorismo"

    Posted By: TimMa
    Luigi Pirandello, "L'umorismo"

    Luigi Pirandello, "L'umorismo"
    LeggereGiovane | 2016 | ISBN: N/A | Italian | PDF (conv.) | 88 pages | 0.7 Mb

    L'originalità di questa concezione sta nella distinzione tra "comico" ed "umoristico" in senso stretto; se il primo viene inteso come «avvertimento del contrario», quindi come pura intuizione di una contraddizione (e qui sta l'eco di Bergson), l'umorismo è inteso come «sentimento del contrario», l'elaborazione razionale e successiva del comico, una riflessione che porta ad un sentimento di identificazione e compassione nei confronti della persona di cui ci si prende gioco.

    Quando Pirandello compose l’Umorismo (1908), aveva super giù quarant’anni ed era uno scrittore abbastanza affermato, anche se poco noto al grande pubblico. Aveva già pubblicato L’esclusa, Il turno e Il fu Mattia Pascal, forse opere un po’ troppo innovative per il pubblico di quel epoca e così decise di sintetizzarle, appunto nell’Umorismo, oltre che una sintesi è una specie di autoritratto.
    L’umorismo è diviso in due parti. Nella prima, di sei capitoli, risalta la cultura di Pirandello, ottimo conoscitore della letteratura medievale e moderna, italiana ed europea, e critico perspicace e originale. Nel capitolo iniziale, per esempio, dal titolo La parola “Umorismo”, l’autore esamina molteplici modi con cui è stato utilizzato il termine umorismo, con molte citazioni e riferimenti. Parte da autori antichi (Plauto, Cicerone), passa ai poeti medievali (Cecco Angiolieri, Dante) e rinascimentali (Ariosto, Rabelais), spazia quindi fra gli scrittori e i filosofi moderni: da Sterne a Manzoni, da Twain a Heine, da Dickens a De Musset, da Hegel a Croce. L’autore distingue ironia da umorismo: Dall’ironia, anche quando sia usata a fin di bene, non si sa disgiungere l’idea di un che di beffardo e di mordace. Ora, beffardi e mordaci possono essere anche scrittori indubbiamente umoristici, ma il loro umorismo non consisterà già in questa beffa mordace.
    Nell’umorismo vero e proprio è infatti presente una dimensione intellettuale: la volontà di far emergere il contrario attraverso la ragione. E’ il tema della seconda parte, anch’essa in sei capitoli, intitolata Essenza, caratteri e materia dell’umorismo. Pur citando come esempi prediletti Cervantes e Manzoni, assunti a modello, Pirandello qui parla dell’umorismo in modo più personale. L’umorista è colui che sa vedere il contrario di tutte le cose, nascosto a tutti gli altri, questa scoperta lo induce al riso (perché non si può non sorridere di tutte le stranezze della vita) e al pianto (perché è davvero triste pensare a quale sia realmente l’esistenza umana sulla terra). In tal modo il saggio diviene un’esposizione ragionata della propria poetica d’autore.
    Una seconda edizione del saggio uscì nel 1920, con aggiunte e precisazioni resesi necessarie dopo la severa e sprezzante recensione che Benedetto Croce aveva pubblicato sulla rivista La Critica, da lui diretta.

    Luigi Pirandello, "L'umorismo"