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“La fine dell’era del buon senso”, come ordinare la colazione con l’iPad e vivere felici

Posted By: eBookRat
“La fine dell’era del buon senso”, come ordinare la colazione con l’iPad e vivere felici

“La fine dell’era del buon senso”, come ordinare la colazione con l’iPad e vivere felici
by Stefano Maruzzi

Italian | 2012 | ISBN: 8865861053 | 218 pages | EPUB | 4.51 Mb

La fine dell’era del buon senso è in uscita in tutte le principali librerie digitali. Stefano Maruzzo, ex manager di Google Italy precisa: «Non si tratta di chiusura rispetto al passato, ma di totale apertura verso un nuovo futuro che aggiunge al vecchio (quanto ho identificato con il termine buon senso) un nuovo modo di pensare e operare capace di dischiudere nuove porte. Il tutto con implicazioni interessanti».

Stefano, scrivere un libro: ma non sei un manager?
Scrivere è sempre stata una mia passione dopo i diciotto anni. In precedenza, una mezza sofferenza. Media e tecnologia sono le due aree che mi energizzano e interessano maggiormente e che hanno caratterizzato la mia carriera professionale. Non a caso il mio blog si chiama “Technology, Media & More” dove la terza componente è identificabile nel business, le informazioni finanziarie ed economiche. Questa forse l’area riconducibile alle competenze manageriali sviluppate negli anni.

Avevi già scritto altri libri?
Anni fa sono stato abbastanza prolifico realizzando una quindicina di titoli in una decina d’anni o poco più. Poi ho accantonato questa attività perché sempre più assorbito nel lavoro di tutti i giorni. La fine dell’era del buon senso non è quindi il mio primo libro. Di sicuro però quello che ho scritto con maggiore coinvolgimento, partecipazione e dedizione.

Tecnologia e media sono in qualche modo connesse?
Di sicuro lo sono. Basti pensare all’incredibile numero di strumenti software disponibili per qualsiasi piattaforma – da smartphone a computer – per scatenare le fantasia e la creatività di tutti, dai più piccoli ai più anziani. Disegnare, scrivere, scattare foto, fare editing di film oggi attività comuni, diffuse e con barriere tecnologiche di ingresso praticamente nulle. Il tutto a costi irrisori. Siamo tutti produttori di contenuti e questa è una conseguenza della diffusione e proliferazione della tecnologia nelle mani di miliardi di persone in tutto il mondo. Passando alle forme più professionali di produzione di media – un prodotto dedicato alle notizie, per esempio – penso sarebbe semplicemente folle anche solo ipotizzare un’organizzazione dove la competenza software sia inferiore a quella giornalistica. Non credo però che questo concetto sia così chiaro nella testa di molti editori in Italia e all’estero.