Parole in viaggio

"Parole in viaggio" raccoglie varie esperienze di contatto con persone, emozioni, tristezze.
Alcuni sono pensieri muti che, grazie alla parola e ai respiri di tempo, hanno avuto la possibilità di essere ascoltati, assumendo una loro dignità.
Non ho raccolto in questo volumetto percorsi tematici a senso unico. L'ho intitolato "Parole in viaggio" perché ogni singola parola ha percorso distanze, strati di pelle, luoghi o semplicemente esperienze personali.
"Naufrago" e "Naufraga", ad esempio, sono un urlo interiorizzato all'interno del centro di accoglienza di Lampedusa in cui mi sono trovata a servire i pasti. Sono il contatto con un uomo ed una donna dall'identità schiacciata dal proprio destino. Sono le loro parole, i loro racconti accanto ad una rete in direzione della Libia.
"Liquido" è nata su uno scoglio, prima di tornare sulla terra ferma.
"Orvinio come altrove" è la parola data agli anziani portatori di incanto gestuale e verbale.
Molti appunti di viaggio sono stati dettati dalla condizione febbrile dell'amore o dalla curiosità delle sue molteplici facce.
Ho esplorato distanze e vicinanze e come tutti mi sono bruciata.
Mi sono divertita ad immaginare "Teatranti" per aiutarmi a fare il primo passo, poi il secondo, fino a muovermi in situazioni impreviste come i "Nuovi orizzonti" e alle "11:45:22" in piazza Farnese a Roma dove il barbone mi ha mandato a quel paese dopo tanto fissare.
Ho scritto al mio senso di frustrazione facendo dialogare i miei strumenti terapeutici con un "Bambino soldato" e l'osservazione di un amore si è tradotta in un viaggio nelle reti fino a "La Mattanza".
Il viaggio è contatto con me stessa e con un mondo da assorbire e tradurre, ascoltare e, soprattutto, condividere.