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    Julian Assange & WikiLeaks di Gianluca Costantini e Dario Morgante

    Posted By: futon2009
    Julian Assange & WikiLeaks di Gianluca Costantini e Dario Morgante

    Julian Assange & WikiLeaks di Gianluca Costantini e Dario Morgante
    Becco Giallo | 2011 | ISBN: 8885832946 | 144 pages | PDF | 5 MB

    Esiste un’etica dell’hacker? Cosa significa il termine sicurezza applicato alla rete e alle informazioni? Il segreto informativo ci difende? Come si racconta utilizzando nuovi strumenti comunicativi? Gianluca Costantini e Dario Morgante tentano di rispondere a questi e altri quesiti con la loro Graphic Novel.

    > Domanda semplice, diretta, fondamentale: perché avete scelto di lavorare ad un libro su Wikileaks, concentrandovi in particolar modo sul fondatore e portavoce Assange?

    Quello di Wikileaks è un tema affascinante, un’idea del mondo che ci coinvolge, che ci riguarda da vicino. Ci siamo però accorti che l’opinione pubblica, che i media, avevano una visione distorta di questa realtà. Si sprecava e si spreca moltissima dietrologia, che nel fumetto è rappresentata dall’insistente domanda dei giornalisti ad Assange, a sapere «Chi vi paga?», perché ormai a questo mondo si dà per scontato che ogni cosa è pagata, manovrata, gestita nell’ombra da qualcuno. Così che ci si concentrava sui possibili «mandanti» dei vari leaks e poco o niente si diceva della comunità che ha espresso Wikileaks, se non altro idealmente: quella degli hacker. E quella comunità è figlia di un processo, di un percorso ancor più vasto: è figlia dell’era dell’informazione e della rivoluzione informatica, cosa di cui sembra esserci pochissima consapevolezza, mentre si utilizzano quotidianamente i social network e gli smartphone, mentre si scaricano film e musica da siti crittati cinesi, si pensa «Chi c’è dietro Wikileaks?», scordandosi la cosa fondamentale, la più importante. Scordandosi la vera domanda: «Chi c’è dietro le nostre vite?».

    > Nel libro si parla appunto di etica hacker, un tema che la gente spesso non considera direttamente collegato alla nascita e allo sviluppo di WikiLeaks, ma che in realtà costituisce le fondamenta del progetto. Cosa ne pensate a riguardo? Come vi siete documentati?

    Gli hacker sono una parte del processo rappresentato dalla rivoluzione informatica. Sono i nostri figli più belli, più splendenti. Sono quelli che a fronte della trasformazione radicale della società postindustriale hanno preso in mano il fucile e sono saliti in montagna. Alcuni sono briganti di strada, altri dei Robin Hood annidati nel profondo della foresta di Sherwood. Sono anche una conseguenza: si è cablato il mondo, si è resa l’informatica il linguaggio del contemporaneo, si è creata un’intera sovrastruttura dedicata allo scambio di informazioni, ai dati, alle reti ecc. ecc., ed è ovvio che qualcuno cerchi di violare queste reti, di aprire il Vaso di Pandora. È una cosa logica, è una conseguenza. «Se nelle prime scene di un film appare un fucile, state certi che prima o poi sparerà». È John Ford che racconta la grammatica del cinema western. È la stessa cosa, è come nascondere la marmellata sul ripiano più alto della dispensa e poi dire al bambino che non si deve prendere. State certi che ci arriverà a quella marmellata. Ad ogni costo.

    > Lo stile di disegno adottato nel libro e la gestione delle tavole sono decisamente particolari. Si è trattato di una scelta specifica calibrata sul soggetto?

    Assolutamente sì, abbiamo scelto una narrazione minimale, che andava per sottrazioni e il disegno ha seguito il concept con tagli netti, disegni freddi e fortemente simbolici. Poi nel corso della lavorazione – durata comunque sei mesi – disegno e testi hanno iniziato a integrarsi. Assange è diventato un «personaggio», ha preso una sua strada fumettistica, diventando il nostro Dylan Dog, con i suoi vestiti, i suoi tic… Abbiamo fatto un’altra scelta importante, fondamentale quasi.
    Un’innovazione assoluta nella narrazione a fumetti. Nel libro ci sono molte tavole, che sono sequenze video. Cioè abbiamo riprodotto dei video a fumetti. Intere sequenze di film, di clip e di trailer cinematografici sono diventati non «un’immagine» ma sono stati riprodotti integralmente. Non l’aveva mai fatto nessuno, è la stessa tecnica dei docufiction, mischiare cose ricostruite con immagini di repertorio… Restituisce una forma estremamente affascinante di realismo.

    > Cosa vi aspettate in futuro da WikiLeaks?

    Cercheranno di screditare Wikileaks e Assange in ogni modo possibile, corromperanno i collaboratori, colpiranno amministrativamente la struttura, faranno di tutto. Assange teme per la propria vita, e fa bene. Ma se anche si arriverà alla «fine» di Wikileaks non si arriverà mai alla fine dell’insistente ricerca della verità. Quella degli hacker non è una battaglia solamente politica, è esistenziale.

    > Grazie per averne discusso nel nostro blog. Chiudiamo naturalmente con una domanda sui vostri prossimi progetti. A cosa state lavorando?

    Ognuno di noi coltiva progetti personali da molti anni, e speriamo di tornare a collaborare assieme. Ci sono molte storie che aspettano di essere raccontate, e di essere raccontate bene, di essere di ispirazione. Sul fondo si agita una biografia impossibile di Marcel Duchamp, l’uomo che ha cambiato l’arte del Novecento. Perché la politica, la vita e l’arte sono parte della stessa battaglia per arrivare nell’alto dei cieli.