AGENTI DEL CAOS by Dagon Press
Italian | 2010 | ISBN: n/a | 239 pages | PDF | 5.9 MB
Italian | 2010 | ISBN: n/a | 239 pages | PDF | 5.9 MB
AGENTI DEL CAOS, scritto da Umberto Sisia, si compone di tre saggi dedicati a tre diversi e differenti racconti di H. P. Lovecraft. La scelta va dal racconto breve di ispirazione onirica "Nyarlathotep" (1920), alle tematiche goticheggianti e più dichiaratamente Poe-sche de "I topi nel muro" (1923), per finire con le atmosfere macabre apparentemente classiche di "Aria fredda" (1926). Tutte opere considerate "minori" nella produzione di Lovecraft, così come apparirebbero a un giudizio superficiale, ma che si rivelano invece attraverso la brillante analisi di Sisia come opere intimamente legate da un "filo rosso" che non si limita a coinvolgere aspetti esclusivamente formali (quali il dialogo che Lovecraft instaura tra il vecchio e il nuovo della letteratura weird, la sua ricerca di una voce originale e di un affinamento dei mezzi espressivi), ma che pure rivela una sorprendente, e a prima vista insospettabile, coerenza tematica. Quindi si tratta di testi significativi per arrivare al concetto seminale dei Miti scaturiti dalla filosofia cosmica dello scrittore. Proprio con riferimento alla collocazione temporale di questi racconti, è importante rilevare che il sottotitolo del saggio reciti "Tre racconti di Lovecraft fra innovazione e tradizione". È infatti sulla dialettica tra questi due poli, quello della novità e quello del rispetto della tradizione, che Sisia innesta il proprio discorso critico, rilevando acutamente come le tre opere lovecraftiane rappresentino tappe significative di quella "palestra" scrittoria in cui il solitario di Providence si cimentò nella fase precedente la creazione dei Miti di Cthulhu. Una lunga fase di "rodaggio" durante la quale Lovecraft intrattiene un costante dialogo con la tradizione gotica classica, lonirismo di Dunsany, la lezione di Poe, Machen e Chambers, contemporaneamente affinando i propri strumenti espressivi e ponendo le basi estetiche necessarie allo sviluppo di una poetica autenticamente nuova e squisitamente "lovecraftiana", quella per intenderci che renderà i suoi "Miti di Cthulhu" (o, per dirla alla Joshi, "Miti di Lovecraft") il contributo più originale alla letteratura del terrore e fantascientifica, sul piano filosofico non meno che su quelli letterario ed estetico.