Massimo Montanari, "L'identità italiana in cucina"
Laterza | 2010 | ISBN: 8858106156 | Italian | PDF | 104 pages | 24.4 MB
Laterza | 2010 | ISBN: 8858106156 | Italian | PDF | 104 pages | 24.4 MB
“Più che una storia alimentare, quella suggerita da Montanari è l’epopea nazionale di un paese capace di digerire la diversità fino a trasformarla nel proprio carattere tipico, come accadde con la pasta di forma allungata importata in età medievale dalla cultura musulmana e successivamente declinata con pomodoro e peperoncino.” Simonetta Fiori, “la Repubblica”“La tesi di Massimo Montanari è che la cucina italiana non ha mai avuto una carta costituzionale che ne certificasse l’esistenza. Ma la cucina nazionale c’è sempre stata, almeno dall’epoca medievale e senza aspettare l’investitura ufficiale dell’unità del paese, come insieme di conoscenze, esperienze, scambi, suggerimenti, suggestioni, invenzioni e variazioni.” “Sette - Corriere della Sera”Le identità non sono inscritte nei geni di un popolo ma si costruiscono storicamente, nella dinamica quotidiana del colloquio fra uomini, esperienze, culture diverse. È esattamente questo il genere di identità che dobbiamo cercare nella storia alimentare e gastronomica di un’Italia che si modella come spazio di valori comuni, di saperi e di sapori condivisi.
"L'Italia è fatta, facciamo gli italiani" proclamò Massimo D'Azeglio all'indomani dell'unità nazionale. In realtà gli italiani esistevano da secoli, ben prima che l'Italia nascesse come entità politica. Erano pochi, certo: solo una piccola élite. Ma erano e si sentivano italiani, pur vivendo in Stati diversi. L'identità del paese non coincideva con le sue forme politiche, ma si realizzava piuttosto nei modi di vita, nei gusti letterari, artistici, e anche gastronomici. Se per "cucina italiana" vogliamo intendere un modello unitario, codificato in regole precise, è abbastanza evidente che essa non è mai esistita e non esiste tuttora. Se però la pensiamo come "rete" di saperi e di pratiche, come reciproca conoscenza diffusa di prodotti e ricette provenienti da città e regioni diverse, è evidente che uno stile culinario "italiano" esiste fin dal Medioevo, soprattutto negli ambienti cittadini che concentrano e rielaborano la cultura alimentare delle campagne, e al tempo stesso la mettono in circolazione, attraverso il gioco dei mercati e i movimenti di uomini, merci, libri. Si forma così un sentimento "italiano", un'identità non teorica né utopistica, ma concreta e quotidiana, fatta di sapori, di prodotti, di gusti. L'unità politica del paese non fa che accelerare questo processo, allargandolo progressivamente a fasce più ampie della popolazione.