Antonio Capizzi - Introduzione a Parmenide
Italian | 1975 | ISBN-10: 8842008206 | PDF | 150 pages | 8 MB
Italian | 1975 | ISBN-10: 8842008206 | PDF | 150 pages | 8 MB
Antonio Capizzi, alla luce dei ritrovamenti archeologici del 1962 sulla collina di Velia ad opera di Mario Napoli, riprende, estende e contestualizza la chiave interpretativa del filosofo eleate avanzata da Guido Calogero. Questi, negli anni trenta[1], propose di superare la lettura esclusivamente ontologica che, a partire dalle generalizzazioni di Aristotele, ha affascinato gli interpreti moderni, al punto - dice Capizzi - da spingerli a emendare i codici parmenidei ogni volta che il testo rendeva difficile la loro parentela diretta con la «filosofia pura» che in essi si voleva a tutti i costi scorgere. Calogero analizzò il poema che, molto tempo dopo, fu intitolato Sulla natura, e scoprì che le affermazioni sull'essere e il non essere di Parmenide dipendevano da precisi procedimenti logici, e questi a loro volta da «nomi» e «simboli verbali». Non a caso nel poema parmenideo compaiono accenni al «dire», al «significare», al «persuadere». L'ipotesi interpretativa di Antonio Capizzi ha proprio qui il suo principale postulato: che Parmenide dicesse, significasse e persuadesse un uditorio composto dai suoi concittadini, e che i dettagliati riferimenti topografici descritti nel proemio «non avrebbero senso se il narratore non parlasse ai Velini, e non parlasse di Velia»