Fulvio Tomizza - Quando Dio uscì di chiesa
Italian | Mondadori | 1987 | EPUB | Pages 241 | ASIN: B005LOXGWY | 0.47 Mb
Italian | Mondadori | 1987 | EPUB | Pages 241 | ASIN: B005LOXGWY | 0.47 Mb
Inseguendo balenanti volti negli atti dei processi contro gli eretici istriani di Dignano, incartamenti affaticati da secoli di silenzio nell'Archivio di Stato di Venezia, o sfogliando più recenti pagine di riviste di storia triestina, Fulvio Tomizza, non nuovo ad inchieste sulle commozioni civili e religiose che plasmarono la gente della sua natale marca di frontiera, ripropone qui un inatteso capitolo sulla vita e la fede di un borgo istriano del Cinquecento. La sorpresa, in questa fervida relazione narrativa, non è nei modi di una scrittura la quale scorrendo ormai per una dozzina di titoli è ben uscita dall'ambito di una pur alta tradizione triestina per entrare, con autorità, nel corpo vivo della letteratura italiana contemporanea; sorprendente è piuttosto la manzoniana attenzione che Tomizza porge alle secolari vicende della sua patria regionale, nel senso che sa afferrarne, al di là del sommuoversi delle passioni umane e terragne, il sottostante flusso ideologico e religioso per tramutarlo nel respiro storico di cui tutti siamo partecipi: la sperduta cronaca del borgo di Dignano d'Istria diviene così un luogo dell'emozione collettiva e della nostra storia. Nel tardo Cinquecento per ragioni molteplici e sull'onda dell'eresia riformatrice del vescovo Vergerio (alla quale Tomizza ha già dedicato le applaudite pagine di Il male viene dal Nord), nel circondario di Pola, dove erano immigrati morlacchi e ortodossi greci per lo più analfabeti, si diffusero le dottrine eretiche dei luterani con un doloroso seguito di processi inquisitivi, di carcerazioni, ma anche di compromessi squisitamente cattolici. Tomizza è riuscito "a diventare un uomo di quel tempo e di quel luogo”, a trasmetterci il suo stupore per il credito che quei lontani eretici analfabeti attribuirono alla parola scritta e al Libro, a tradurre in messaggio culturale e in gesti narrativi quei risentimenti religiosi e a condividere sulla pagina "usi, parlata, passioni, aspirazioni” pur così remoti. Il che è consentito a chi sa appartarsi, schivo di vani presenzialismi giornalistici e mondani, in una sua dura e paziente vocazione: solo così fra troppi e sempre più confondibili scriventi, una generazione e un tempo maturano alcuni autentici scrittori.