Aspetti emodinamici e cardiomiopatia nella sepsi
by LETIZIA BARUTTA
Italiano | 2020 | ASIN: B086BH6H9Z | 36 Pages | PDF | 2 MB
by LETIZIA BARUTTA
Italiano | 2020 | ASIN: B086BH6H9Z | 36 Pages | PDF | 2 MB
La sepsi è una condizione clinica definita come la manifestazione di una disfunzione d’organo pericolosa per la vita causata da una sregolata risposta dell’ospite a un’infezione. Lo shock settico costituisce un sottogruppo di tale patologia caratterizzato da anomalie emodinamiche e cellulari-metaboliche tali da determinare un ulteriore aumento della mortalità (fino al 40%). La presenza di disfunzione d’organo è individuata per incrementi dei valori di SOFAscore≥2, mentre la presenza di ipotensione persistente (MAP<65 mmHg) e lattatemia>2 mmol/l (18 mg/dl) dopo adeguato riempimento volemico individua una condizione di shock settico. Si tratta pertanto di una condizione complessa che coinvolge multipli apparati. Il sistema car¬diovascolare svolge un ruolo centrale nella fisiopatogenesi della sepsi e il suo coinvolgimento ne influenza notevolmente la gestione. Le linee guida internazionali più recenti (Surviving Sepsis Campaign 2016) inseriscono la tecnica ecocardiografica nell’ambito della rivalutazione frequente dello stato emodinamico del paziente (Initial resuscitation, Statement 3 e 4) al fine di valutare la funzione cardiaca e determinare la tipologia di shock nei casi in cui la valutazione clinica non sia completamente dirimente (raccomandazioni Best Practice Statements) e nell’ambito dell’opportunità, quando possibile, di privilegiare l’impiego di variabili dinamiche rispetto a variabili statiche per prevedere la risposta ai fluidi (Initial resuscitation, Statement 5, raccomandazione debole a bassa qualità di evidenza). La disfunzione miocardica in corso di sepsi è tuttavia ancora poco conosciuta, viene definita e classificata in modo poco uniforme e tuttora non se ne conosce l’effettivo significato fisiopatologico e prognostico.