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«1922 Italia anno zero» by Andrea Fabozzi

Posted By: kabino
«1922 Italia anno zero» by Andrea Fabozzi

«1922 Italia anno zero» by Andrea Fabozzi
Italiano | ASIN: B0BKBVFKBC | MP3@128 kbps | 3h 30m | 198.89 Mb

Qualche giornale diffonde voci allarmistiche prive di ogni e qualsiasi consistenza. […] La voce messa in circolazione […] che i fascisti puntino su Roma per tentare un colpo di stato è destituita di fondamento, fa sapere l’ufficio stampa del Partito Nazionale Fascista l’8 agosto 1922. E il 6 ottobre Bianchi, il segretario del Partito, ribadisce al Giornale di Roma: Marcia militare su Roma? Colpo di Stato? […] Chi ha mai sognato fantasie di questo genere? Ma il 28 ottobre il Giornale d’Italia titola, in riferimento a quanto è accaduto in Toscana, a Cremona e in altre città, Impressionante movimento fascista. È la marcia su Roma?

Il 28 mattina il governo Facta, seppure dimissionario, si schiera per lo stato d’assedio. Nell’edizione della sera "Il Mattino" deve tuttavia far seguire a questa notizia una smentita: lo stato d’assedio non avrà corso. Il 29 Il Messaggero spiega: Vittorio Emanuele III ha reso ieri un grande servigio alla nazione italiana. Ma perché mai, con decine di migliaia (La Nazione, Il Giornale d’Italia e Il Popolo d’Italia dicono centomila) di camicie nere alle porte di Roma, Mussolini dovrebbe accontentarsi di una soluzione di compromesso? Il governo dev’essere nettamente fascista, scrive egli stesso sul Popolo.

Il 30 sera l’elenco dei futuri ministri è già pronto e il 31 finalmente Centomila “Camicie Nere” riconsacrano Roma all’Italia, titola "La Nazione". "La Tribuna" dichiara la soluzione cui la Marcia ha condotto legale in principio perché rispondente agli interessi della nazione, e di fatto perché accolta dal consenso generale. Dal fronte opposto, "La Stampa" accusa le élite di un gravissimo errore: si è creduto che, per essere il fascismo un movimento a carattere patriottico, non potesse divenire mai rivoluzionario. Errore veramente grossolano; giacché, anzi, niente quanto il patriottismo portato a un certo grado di esasperazione si presta a far da leva per un moto rivoluzionario. Il patriota ben convinto, e, ripetiamo, esasperato da quella che egli crede, o gli è fatta credere, inettitudine o addirittura tradimento dei governanti, è pronto più di ogni altro, dietro il cenno di chi lo suggestiona, a scagliarsi contro lo Stato esistente, per il presunto maggior bene della nazione.

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